I love learning as a process. It’s a meaningful, enjoyable activity, a damn good way to spend my hours.
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I love learning as a process. It’s a meaningful, enjoyable activity, a damn good way to spend my hours.
C'era una volta un vecchio libraio di nome Benjamin. Aveva passato gran parte della sua vita immerso tra gli scaffali polverosi della sua piccola libreria, circondato da migliaia di libri che custodivano storie di ogni genere e epoca.
Benjamin era un uomo dal volto segnato dal tempo e dagli anni di passione per la lettura. I suoi occhi, dietro gli spessi occhiali, brillavano di saggezza e di un amore immenso per la conoscenza. Ogni libro che vendeva era un frammento della sua anima che donava a un altro lettore affamato di avventure e di scoperte.
La libreria di Benjamin era un luogo magico. I suoi scaffali erano tappeti di parole scritte, e l'odore dei libri vecchi permeava l'aria. I visitatori erano sempre ben accolti da Benjamin, che si prendeva il tempo di ascoltarli e consigliare loro la lettura più adatta alle loro anime inquiete.
Un giorno, mentre osservava il tramonto dalla finestra della sua libreria, un giovane scrittore di nome Daniel entrò timidamente. Aveva scritto un romanzo che bruciava nelle sue mani, ma nessuna casa editrice sembrava interessata alla sua storia. Sperava che il vecchio libraio potesse dargli qualche consiglio.
Benjamin riconobbe lo sguardo affamato di un'anima dietro gli occhi di Daniel. Si avvicinò con passo lento e gli chiese di raccontargli la sua storia. Mentre il giovane scrittore parlava, Benjamin lo ascoltava attentamente, annuendo di tanto in tanto come segno di incoraggiamento.
Dopo aver ascoltato la storia, Benjamin si sedette di fronte a Daniel e gli disse con voce pacata: “Le parole sono il viaggio dell'anima. E se il tuo libro custodisce la verità del tuo cuore, allora merita di essere condiviso con il mondo. Non scoraggiarti dalle porte chiuse, perché ogni scrittore ha il suo momento.”
Con un sorriso saggio, Benjamin prese il libro di Daniel tra le mani e lo sistemò con cura su uno scaffale riservato alle nuove scoperte. Gli disse che avrebbe fatto tutto il possibile per promuoverlo tra i suoi clienti e amici. Daniel non poteva credere alla generosità di quell'uomo.
Le parole di Benjamin divennero una spinta di fiducia per Daniel, che non si arrese mai alla sua passione per la scrittura. Il suo romanzo, grazie al passaparola dei clienti della libreria di Benjamin, diventò un successo improvviso. Daniel tornò nella libreria e ringraziò il vecchio libraio per aver creduto in lui quando nessun altro lo aveva fatto.
Gli anni passarono, e Benjamin continuò a dirigere la sua libreria con saggezza e amore. Ogni giorno incontrava persone di ogni età e background, condividendo con loro la gioia della lettura. Non importava quanto tempo passasse, Benjamin era felice di vedere i libri come guardiani eterni di storie e di sogni.
E così, la libreria di Benjamin rimase un faro di conoscenza e ispirazione per tutta la comunità. E il vecchio libraio continuò a sfogliare le pagine del tempo, sapendo che la sua passione per i libri avrebbe lasciato un'impronta indelebile sulla vita di chiunque avesse avuto il privilegio di attraversare la soglia della sua amata libreria.
Tutto è inganno: cercare il minimo di illusioni, rimanere nella media, cercare il massimo. Nel primo caso si inganna il bene, in quanto ci si vuole rendere troppo facile conquistarlo, e il male, in quanto gli si pongono condizioni di lotta troppo sfavorevoli. Nel secondo caso si inganna il bene, in quanto non si aspira a esso neppure nelle cose terrene. Nel terzo caso si inganna il bene, in quanto ci si allontana da esso il più possibile, e il male, in quanto si spera di renderlo impotente esaltandolo al massimo. Di conseguenza sarebbe preferibile il secondo caso, poiché il bene lo inganniamo sempre, mentre in questo caso il male no, per lo meno in apparenza.
Franz Kafka – Aforismi di Zürau
Riflettevo, in questi giorni di relativa calma, sulla mia ignoranza. Su quanto, fatalmente, poco o nulla sappia su un’infinità di cose.
La consapevolezza della propria ignoranza è uno strumento potente, il pungolo che induce indurre a leggere, studiare ed elaborare per superare il nozionismo e, attraversando ignoranze successive, spostare in avanti la nostra conoscenza.
Il mio sogno nel cassetto, da ignorante riconosciuto, è infatti di potermi dedicare quasi solo alla lettura, alla ricerca e allo studio per il resto dei miei giorni. Ma questo è un altro discorso.
Occorre poi distinguere tra l’ignorante silenzioso che tace, su ciò che non sa e spesso anche su ciò che sa, e quello ciarliero che urla la propria ignoranza urbi et orbi.
Gioverebbe il silenzio, prezioso e ormai quasi introvabile in questo nostro mondo dominato dalla incontinenza verbale, incentivata e stimolata viepiù dagli ambienti digitali sociali. L’essere umano dei nostri tempi mi pare sia ormai questo, parla, scrive, si espone perché ambisce a un pubblico, vuole un seguito ed è in perenne ricerca di approvazione, a tutti i costi, anche a costo di mostrare e dimostrare la propria crassa ignoranza.
L’internet consente di accedere subito e con facilità estrema a una quantità mostruosa di informazioni, opportunità certo senza pari che porta tuttavia in dote un rischio da cui cerco da sempre di guardarmi, il nozionismo.
Meno di quanto avrei voluto e potuto.
Con fatica e in maniera disordinata, leggendo anche più di un libro in contemporanea (pessima abitudine vero?).
Poi alcuni libri li ho iniziati e abbandonati, altri li ho comprati e sono li che mi aspettano.
C’è un bellissimo termine giapponese che descrive questa mia semi patologia:
Tsundoku 積ん読.
Ovvero comprare più libri di quanti ragionevolmente se ne possano leggere, lasciando che formino pile sul comodino, sul tavolo, sugli scaffali, in qualsiasi luogo della casa. Tsundoku non ha accezione negativa e però in me genera senso di colpa e frustrazione, ricordandomi la mia condizione perenne di lettore mancato.
…per farlo non c’è bisogno di conoscere tutto il complesso meccanismo che coordina le almeno tre dozzine di muscoli interessati, né le sette aree neuronali implicate, nel grattarselo.
Questa notte ho letto La casa del sonno di Jonathan Coe e la notte pressoché insonne (direi quasi perfettamente in tema) credo testimoni più di mille parole quanto mi sia piaciuto questo libro; i personaggi, la trama nella costruzione e nello sviluppo e anche la scrittura. Bello.